Big bang l’ha chiamato Renzi. Sicuramente è stato big. Più di 5mila persone, sala e androne strapieni. Magliette e spilline in puro stile convention americana. Giochi gonfiabili, gigantografie, maxischermi, buffet gratuito, Internet gratis. Spesi 110mila euro in 3 giorni. Di sicuro non è mancato lo spettacolo, con video, collegamenti televisivi, colpi di scena e un sapiente regista a muovere le fila. E il bang? Il nuovo inizio? Quello è rimandato. D’altra parte sono andato per la politica, se volevo intrattenermi andavo a una mostra o al cinema. Non è nemmeno un Big bluff, come l’hanno chiamato simpaticamente i suoi detrattori, perchè comunque ha rilanciato la figura di Renzi, generando un’ampia discussione che ha occupato tutti i media tradizionali e quelli online per tutto il weekend. Purtroppo la maggior parte dell’informazione ha sottolineato lo scambio di battute al vetriolo, le accuse, i veleni, soprattutto tra il sindaco di Firenze e il segretario nazionale Bersani, senza far risaltare nessuna delle idee uscite, alimentando l’idea di un partito litigioso dove Renzi è inteso vagamente come “il nuovo” e tutto il resto è antico, preistorico. Non è proprio un male: qualcuno diceva ironicamente: “Finalmente i leader della sinistra uniti e coesi contro un comune nemico: Matteo Renzi.”
Sicuramente c’è stata una sbornia di proposte, anche troppe, che lasciano in uno stato confusionale e poco chiaro. Ovviamente ce ne sono molte condivisibili, interessanti e da approfondire e altre totalmente inattuabili, demagogiche e inutili. Certo che se solo si attuasse solamente il 10% delle proposte che ho sentito alla Leopolda, ma anche ad altri eventi politici, avremmo sicuramente già cambiato il Paese. Ma a parole siamo bravi tutti, non ultima la testimonianza della lettera di Berlusconi: un programma elettorale, difficilmente realizzabile nella situazione politica attuale.
Per il resto questa ubriacatura di idee non permette di tracciare un futuro chiaro, una collocazione netta; ho sentito appellare Renzi in molti modi in questi tre giorni: liberista, blairista, troppo di destra, troppo di sinistra, berlusconista, prodiano. Forse sono saltati gli schemi, forse non è più possibile collocarsi sotto un’etichetta, ma solamente sotto un nome. Forse adesso si gioca così; Macluhan diceva “il medium è il messaggio”. Parafrasando possiamo dire “il politico prima del messaggio”. A questo gioco ha contribuito molto il segretario Bersani che ha fatto da “spin” (cassa di risonanza) a Renzi, facendogli conquistare prime pagine e servizi al telegiornale, visto il loro interesse per la politica del “tifo”, ovvero quel tipo di comunicazione e di atteggiamento che ha fatto le fortune di Berlusconi: ci si divide in adoratori e accusatori e chi è più bravo a comunicare le sue ragioni vince. E diciamocelo, Bersani su questo campo non potrà mai vincere…
Renzi alla fine non si candida, è ancora troppo presto: se si votasse davvero nel 2013 ne uscirebbe logorato. Ma il fatto di ripetere sempre, dopo ogni intervento “ecco il prossimo candidato alle primarie”, ovvviamente detto in maniera scherzosa, dando ormai per scontate le consultazioni, è una sorta di fortissima pressione su Bersani e su tutta la direzione nazionale, che si ritroveranno costretti a indire “primarie alle francesi”, ovvero aperte a tutti. Ancora una volta, il gioco dell’attesa non ricompenserà l’attuale maggioranza del partito: regole e metodologie già definite avrebbero sicuramente imbrigliato Renzi.
Tre mesi per studiare la prossima mossa, lanciando nel frattempo le 100 idee. Non c’è ancora la possibilità di modificarle, c’è solo un documento in PDF. Non è proprio wiki, vediamo come intende implementare la parte collaborativa.
Perchè non è stato “Bang”? Non è un nuovo inizio, perchè le regole del gioco sono le stesse. Ma gli attacchi contro Renzi da parte della “sinistra” lo renderanno ancora più appetibile a quei “moderati” che il PD sta ostinatamente cercando di conquistare. La politica del “tifo”, caratteristica della seconda Repubblica, ha causato troppi danni in questi anni. Chi vuole sfidare Renzi lo deve fare da statista, sul piano delle idee, non da ultras. D’altro canto, il sindaco di Firenze deve fare la pace con buona parte del “popolo democratico”, quei milioni di militanti che ogni giorno regalano il loro tempo per far crescere il partito e vorrebbero vedere un po’ più di “cuore” e comprensione verso le loro fatiche quotidiane.
Nota positiva: in questa politica litigiosa e contrapposta brilla il comportamento di Giuseppe Civati,”l’espulso” dalla Leopolda 2010. Stanco di anni di divisioni sui nomi, che hanno generato la paralisi della politica, Pippo arriva a Firenze di sorpresa e fa un intervento di ricucitura, dimostrando che un’altra politica è possibile. Restano le divergenze sulle idee e sulle modalità, ma con quel suo piccolo gesto, ho respirato davvero l’aria di una politica nuova, del futuro.
Non siamo in uno stadio, ma in una barca che cola a picco. Urlare servirà solo a rendere l’affondamento più veloce e devastante. Stamani ho letto la notizia che la disoccupazione giovanile ha superato il 29,3%. Ecco, ricordiamoci che dopo i dinosauri ci sono i mammiferi.
Di sicuro è stato Big, per il bang c’è ancora da aspettare. Un approccio laico alla Leopolda
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