L’interregno

Ieri a Ballarò ho sentito molte volte la parola “interregno”.
Mi sono venute in mente le parole di Antonio Gramsci: «Il vecchio che non muore e il nuovo che non nasce. In questo interregno si verificano i fenomeni più morbosi».
Siamo sospesi in attesa di qualcosa di nuovo che vogliamo ardentemente, ma che è ancora difficile descrivere. Stanchi e stufi del passato e attendiamo un cambiamento impellente, immediato. Da questa sensazione di insofferenza nascono gli attuali fenomeni di protesta come gli Indignados e Occupy Wall Street che, coscienti della polverizzazione del potere, scendono in piazza.
Un nuovo governo, un nuovo modello economico, una nuova credibilità, una nuova globalizzazione, un nuovo mondo. Voglia di cambiare.
Il sociologo Bauman ha detto in una recente lectio magistralis a Roma:

“Il vecchio diventa impraticabile, ma il nuovo deve ancora essere individuato, un viaggio di cui rotta e meta sono sconosciute, molto peggio della transizione, che ha ben chiaro il traguardo da raggiungere. E’ come se si stesse scalando una montagna troppo ardua per permettersi di fermarsi, ma senza sapere, al contempo, cosa ci sarà al di là della vetta.”

E nel frattempo siamo sospesi, in completa balia degli eventi. In questi momenti difficili occorre vigilare e mobilitarci il doppio, per evitare quelli che Gramsci definiva “fenomeni morbosi”. Occorre coraggio, responsabilità e sacrificio per ridurre i problemi dell’interregno. Il contrario di quello che sta facendo il Governo.


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