Tra un disastro e l’altro, caro Monti ti scrivo, così mi distraggo un po’

Da quando si è insediato Mario Monti al governo non c’è stato giorno senza che apparisse una lettera destinata a lui. Ricercatori, industriali, innovatori, confederazioni, precari, amministratori e molte altre categorie, ansiosi di raccontare i loro problemi, hanno scritto i loro dubbi, le loro speranze, le loro proposte in forma di lettera e l’hanno inviate al Primo Ministro, novello Babbo Natale. Ma in questo Natale non ci saranno buoni e cattivi. Tutti faremo sacrifici (anche se ovviamente mi auspico che a farli siano quelli che ne hanno fatti meno) e le belle letterine rimarranno solo parole, in attesa che vengano ascoltate e rielaborate dai soggetti politici che si scontreranno alle prossime elezioni.
Ma in questa effervescenza epistolare voglio esserci anche io, dare il mio modesto contributo:

Caro on.Monti,
secondo Lei è normale avere ancora paura delle piogge? Fino a quando bisognerà pagare con vite umane la non curanza verso il territorio?
Buon Lavoro,
Marco


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