Lo stereotipo dell’italiano furbo e pigro è difficile da cancellare. Anche per questo i cittadini tedeschi non vogliono “aiutarci”, evitando di sostenere politiche di supporto, negando quello spirito europeo che hanno contribuito a creare in passato.
Ma è proprio così? Siamo davvero “fancazzisti”? I lavoratori sono i responsabili della crisi italiana?
Su social europe journal prova a rispondere John Weeks. Traduco un lungo estratto per i non anglofili:
Quando è stata l’ultima volta che abbiamo letto che i problemi economici di un paese sono il risultato di capitalisti che volevano troppo profitto? Questa domanda mi venne in mente quando lessi un articolo di Phillip Inman (The Guardian 5 Novembre 2011) che raccontava di come la crisi del debito italiano si sta verificando in quanto:”…negli ultimi 10 anni i lavoratori italiani sono pagati di più rispetto ai loro equivalenti tedeschi per fare meno lavoro, meno produttivo … “.
L’Italia è nei guai a causa di ingordi, di lavoratori pigri e troppo pagati. Nel contesto di questo comportamento irresponsabile della classe operaia, ci si aspetterebbe di andare a vedere le statistiche e scoprire che i costi salariali in Italia siano aumentati “negli ultimi 10 anni” più velocemente di quelli della Germania, la casa del duro lavoro e della disciplina dei dipendenti.
Ahimè, si potrebbe rimanere delusi, come indicato nella tabella qui sotto. Nel 1997 il costi unitario del lavoro in Italia è pari a circa l’ottanta per cento di quello in Germania, e dieci anni dopo, erano ugualmente circa l’ottanta per cento. Attraverso la fine degli anni 1990 e primi anni 2000 il rapporto è diminuito in realtà, prima di tornare a poco più di quattro quinti.
Ma, naturalmente, anche se gli italiani non sono stati pagati di più, essi non avrebbero dovuto esserlo perché sono abituati a “fare meno lavoro”. Anche in questo caso, le statistiche deludono, perché l’Eurostat (la banca dati UE) riporta che nel periodo 2009-2011 gli italiani nel mondo del lavoro a tempo pieno, pubblici e privati, hanno lavorato una “pigra” media di 38 ore settimanali, a fronte di un “robusto” 35,7 per gli industriosi tedeschi (vedi fondo della tabella).
Nel contesto delle informazioni riportate nella tabella, si può chiedere come è possibile che un giornalista di un rispettabile giornale possa fare una tale argomentazione palesemente fallace sui lavoratori italiani? In una certa misura può essere spiegata con gli stereotipi nazionali: gli europei del nord sono disciplinati e operosi, mentre ai tipi del Mediterraneo manca l’etica del lavoro preferendo sedersi nelle taverne e bere quando dovrebbero essere sul posto di lavoro. Questo argomento è stato fatto lo scorso anno per i lavoratori greci, che, come i loro colleghi italiani, hanno orari più lunghi e una retribuzione inferiore di quelli della Germania (cfr. Eurostat).
Ma stiamo assistendo a qualcosa di più forte dei pregiudizi nazionali. I problemi dell’euro, tra cui la crisi del debito italiano, sono il risultato diretto della crisi finanziaria internazionale del 2007-2008, causata dal comportamento sconsiderato di alcune istituzioni finanziarie private negli Stati Uniti dopo quasi tre decenni di deregolamentazione irresponsabile da parte dei governi repubblicani e democratici. In altre parole, i problemi del debito italiano derivano dal comportamento delle banche e il fallimento dei leader europei nel fare il loro lavoro di controllo di quel comportamento. Il rimedio più ovvio è il controllo rigoroso da parte del Parlamento europeo del settore finanziario privato, per imporgli una disciplina che non applicherà mai su se stesso.
Per evitare questa soluzione scontata, le banche e i loro simpatizzanti nei governi, i media e il mondo accademico generano una narrativa alternativa: i problemi che abbiamo di fronte sono il risultato di lavoratori avidi e pigri che sono pagati troppo e per troppo poco lavoro. Quindi bisogna tagliare salari e benefici e utilizzare il “risparmio” per pagare gli interessi ai banchieri.
Si tratta di una narrazione potenzialmente potente, perché credendo in questa tesi implica che noi, i non-ricchi d’Europa, il 99% come ci chiamerebbero gli occupanti di Wall Street, bisogna rifiutare qualsiasi sentimento o responsabilità di solidarietà oltre i nostri confini nazionali. La fonte della crisi del debito è il popolo greco, non le banche. Questa implicazione è abbastanza specifica nel caso della Germania, dove il governo assicura la classe operaia e media che non perderanno il loro sudato reddito per aiutare i pigri Greci ( o italiani, spagnoli, irlandesi, portoghesi, ecc, ecc.)
L’austerità del lavoro e la cosiddetta riforma del mercato provengono da un racconto falso che incolpa le vittime e premia i colpevoli. Noi, gli europei del 99%, bisogna abbracciare una narrazione valida, la verità della colpevolezza delle banche e la solidarietà in risposta ad essa. Questa narrazione prevede una soluzione completa per salvare i paesi europei. Questa soluzione è il controllo rigoroso delle banche e della finanza, tra cui forse un sistema di emergenza di controllo pubblico in previsione di una riforma radicale del sistema finanziario. Cattive politiche negli Stati Uniti e in Europa hanno “rotto” la finanza, e il 99% può forzare nuove politiche per risolvere il problema.
I governi democratici metteranno in atto politiche a vantaggio del 1% o del 99%?
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