Si realizza ipotesi di collusione in presenza di accordo tra più imprese in un oligopolio per il conseguimento di obiettivi concertati. Più operatori di un settore possono programmare una comune strategia di prezzo e/o quantità al fine di massimizzare i loro profitti. Questo è uno degli incentivi che spingono due aziende a colludere. Ora, sostituite le parole “azienda/impresa” con “partito” e otterrete quello che pensa la maggioranza delle persone su cosa è oggi il finanziamento pubblico: un accordo tra partiti di ogni schieramento volto a massimizzare il profitto e ottenere un rimborso maggiore. Ma non è così e bisogna dimostrarlo.
Il PD nel caso Lusi non c’entra niente. E l’intransigenza e la velocità nell’espellere il senatore dal gruppo ne è una chiara testimonianza. Ma può fare molto di più per sistemare le storture dei rimborsi elettorali, che hanno criteri poco trasparenti e insensati. La democrazia ha un costo, ma come renderlo il più giusto possibile?
L’anno scorso, durante una lezione al Sant’Anna, Philippe Schmitter, professore di scienze politiche all’European University Institute, proponeva un’interessante riforma del finanziamento pubblico ai partiti: insieme alla scheda elettorale si consegna all’elettore un voucher dove può segnare a quale partito dare il rimborso. Una sorta di doppia votazione, che nella maggioranza dei casi sarà data allo stesso partito. Se invece l’elettore non ha nessun partito che lo rappresenta, può non esprimere la preferenza nel voucher, che andrà a finire in un fondo comune gestito dallo Stato che riutilizzerà i finanziamenti a sostegno della macchina democratica (aiuti alle neoformazioni, promozione della partecipazione, etc..). Alla fine ogni partito prenderà un rimborso corrispondente alla somma dei voucher che hanno espresso una preferenza per quel partito.
In questo modo il finanziamento pubblico è basato sull’elezione del momento, non su quella passata e i partiti “lotteranno” per avere una migliore affluenza alle urne: più votanti, più voucher.
Ovviamente è solo una bozza di proposta, grezza, ma renderebbe tutto più trasparente e veramente parteciapto. Il cittadino che sceglie come e a chi pagare i costi necessari della democrazia. Ed è quello che vogliamo, no?
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