La politica e Steve Jobs: cambiare il gioco

Il compianto Steve Jobs era sicuramente un manager molto esigente. Ma nessuno può negare che la sua visione e gli istinti per design intelligenti e innovativi e e la conoscenza su quello che la gente voleva ha fondamentalmente trasformato diversi settori, dal personal computer al mondo della musica. Steve Jobs ha esercitato la sua visione non basandosi su ricerche di mercato o focus group, perché nel ricoprire il suo ruolo alla Apple ha sempre creduto che le persone non sanno quello che vogliono prima di vedere e usare i prodotti. Interrogato circa la sua mancanza di
ricerche di mercato Steve Jobs rispose con una citazione: Alexander Graham Bell non ha fatto alcuna ricerca di mercato prima di inventare il telefono. E ricorda che il presidente americano Hayes ha detto a Bell nel 1876 quando per la prima ha visto un telefono: “Questa è un’invenzione straordinaria, ma chi vorrebbe mai utilizzare uno di questi?” Jobs si è premurato di non reagire al breve termine, agli stati d’animo, ma il suo obiettivo era quello di trasformare l’industria, spingendo i confini guidati dalla sua visione per cambiare radicalmente l’esperienza degli utenti..
Cosa c’entra questa storia di Steve Jobs con la politica? La risposta risiede nell’uso degli strumenti di ricerca di mercato, come ad esempio i sondaggi, molto utilizzati dai partiti per determinare le politiche da seguire o per testare il gradimento di scelte fatte in passato.
Tuttavia, il problema è che quando si sviluppano politiche basate su focus group e sondaggi è molto probabile che ci siano giudizi e opinioni sull’immediato, sul presente. Detto brutalmente, si tenta di individuare gli interessi percepiti. Oltre al fatto che la scelta razionale è un approccio insufficiente e spesso fuorviante nel percepire gli elettori, tale strategia può funzionare solo quando l’economia è favorevole. Ma quando le crisi si verificano le persone dimenticano in fretta ciò che essi stessi pensavano in precedenza e trovano giusto incolpare i politici perché non hanno fatto nulla per fermare la catastrofe prima che accadesse. Questa è anche una spiegazione del perché la sinistra non ha beneficiato della crisi attuale del capitalismo finanziario: sono stati spesso percepiti come collaboratori e quindi parte del problema piuttosto che della soluzione.
I politici dunque hanno bisogno di comunicare un quadro di valori in cui sono incorporate politiche di lungo raggio, esercitando credibilità e un programma coerente. Questo approccio, tuttavia, non può essere raggiunto reagendo a breve termine ai sondaggi, ma ha bisogno di essere incluso in una visione di trasformazione, non reattiva.
È chiaro che la situazione attuale è fuori sincrono con i valori della maggior parte della gente. C’è un evidente desiderio di una economia più stabile e giusta, ma attualmente non esiste nessuna altra offerta alternativa.
Qui sta l’opportunità per tutti i partiti di centrosinistra di inventarsi il futuro, plasmare politiche sociali di livello europeo che possano curare le cause del male attuale, non i sintomi. Riscoprire il piacere del cambiamento, essere più simili a come Steve Jobs si approcciava ai prodotti, prendendo visione dei sondaggi senza però lasciarsi troppo influenzare e andando oltre l’aspetto razionale, per evitare di rimanere incagliati nel presente.
Non sorprende che il presidente Hayes si era sbagliato e la gente infatti ha voluto usare il telefono. Se i partiti di centrosinistra sono in grado di offrire un nuovo programma politico volto a
trasformare la società in meglio e a ridurre fortemente le diseguaglianze, gli elettori potrebbero ancora entrare in empatia con loro e tornare a governare in tutta Europa. Ad esempio, in Italia, il PD deve intensificare i suoi sforzi e ricordare che i buoni giocatori fanno il gioco, ma i grandi giocatori, quelli leggendari, lo cambiano.
(liberamente tratto da un post di Meyer su SocialEurope)


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