La politica migliore è l’onestà (Charles Spurgeon) 20 anni dopo “Mani Pulite”

20 anni sono passati da quel 17 Febbraio 1992, giorno dell’arresto di Mario Chiesa che ha aperto la stagione di “Mani pulite”. Il re era nudo: una fitta rete di corruzione e tangenti che finalmente veniva alla luce, spazzando via partiti storici come la DC e il PSI, ma soprattutto la credibilità nella politica. La fase successiva l’hanno chiamata “Seconda Repubblica”, ma si è portata dietro per tutti questi venti anni gli stessi difetti e gli stessi pregiudizi di quel periodo. I politici, secondo un luogo comune difficile da scardinare, sono rimasti “affaristi” e “ladri”, alimentando il distacco tra partiti e istituzioni nei confronti dei cittadini. Pesa come un macigno quel bassissimo 4% di fiducia nei partiti, non più strumenti di democrazia, ma “strumenti di malaffare”. Non hanno aiutato nemmeno i molti episodi che hanno inquinato la strada verso una maggiore legalità, brillantemente incastonati nell’epiteto “casta” coniato dalla coppia Rizzo-Stella qualche anno fa.
Sono pulite le nostre mani ora? No e sarebbe utopistico pensare che lo saranno in futuro. Si può forse mettere al bando l’avidità, la cupidigia, la smania di avere di più? Purtroppo restano atteggiamenti umani che ci accompagneranno per sempre. Ma possiamo smettere di tollerarli. Non è colpa solo della politica, specchio riflesso di una società che ha fatto della furbizia e della prevaricazione sull’altro la via maestra, ma di un senso italiano per la mazzetta, come illustra oggi un drammatico reportage di Repubblica su casi recenti di corruzione. Non stiamo vivendo la Seconda Repubblica, ma ancora un lunghissimo tempo supplementare della Prima, con i suoi vizi e i suoi riti.
In questo momento dove lo spread tra cittadini e partiti sta schizzando in maniera impazzita, non è tempo di mezze risposte, ma di affrontare seriamente i punti più sensibili che con grande lavoro e sacrificio possono allontanarci dalle nostre abitudini “storiche”: lotta serrata all’evasione fiscale, finanziamenti ai partiti più democratici e trasparenti, chiarezza nei processi decisionali.
60 miliardi all’anno: questo è il prezzo della corruzione in Italia. Se venissero redistribuiti in un altro modo porterebbero effettivi vantaggi per tutti. Ah e poi c’è quella piccola cosa chiamata onestà, che è sempre la politica migliore.


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