Nuove risorse? Prima impariamo il diritto comunitario

Crescita, crescita, crescita. Questo il “ritornello” che sentiamo da molto tempo. Ma per la crescita ci  vogliono i soldi, o almeno non sprecare quelli che abbiamo. Dario Nardella ci ricorda come l’ICI sugli immobili di proprietà della Chiesa scaturisce soprattutto dalle pressioni dell’Unione Europea all’Italia che non rispettava una disposizione del diritto comunitario sull’argomento e dalla conseguente minaccia di una imminente “procedura di infrazione”, che avrebbe portato al pagamento di una sanzione pecunaria . Ma purtroppo il nostro Paese ha il più alto numero di procedure di infrazione a suo carico di tutta l’Unione.

Scrive Dario:

Le procedure d’infrazione a carico dell’Italia sono in totale 138 di cui 97 riguardano casi di violazione del diritto dell’Unione e 41 attengono a mancato recepimento di direttive. Sono violazioni commesse dai più vari organi dello Stato (ministeri, regioni, società pubbliche, etc.) e che riguardano i più svariati settori: le più numerose in materia di ambiente (33 procedure); seguono la fiscalità e le dogane (16), il lavoro (12), i trasporti (12) e molte altre. Il 26 gennaio scorso la Commissione Europea ha aperto 13 nuove procedure di infrazione, 9 per mancato recepimento delle direttive europee e 4 per violazione del diritto dell’UE.
Perché nessuno ne parla? E soprattutto perché nessuno ci dice quanto ci costano queste infrazioni?
Le sanzioni consistono in una somma forfettaria e in una penalità di mora, adeguate alla gravità e alla persistenza dell’inadempimento. Sapete quali sono quelle per l’Italia? Queste ammontano anzitutto ad una somma forfettaria di minimo 9.920.000 euro che scatta appena la Commissione decide di fare ricorso alla Corte perché lo Stato non adempie al dettato della sentenza. Solo se superiore a tale somma, si applicherà l’importo derivante dalla moltiplicazione di un importo giornaliero per il numero di giorni di persistenza dell’infrazione. L’importo giornaliero della somma forfettaria aggiuntiva può oscillare per l’Italia da un minimo di 3.960 euro a un massimo di 79.360 euro.
Non è finita qui. Se l’inadempimento persiste la Corte di giustizia potrà applicare, oltre alla somma forfettaria, anche una somma a titolo di penalità di mora per ogni giorno di ulteriore ritardo. Anche tale ulteriore penalità cambia di Stato in Stato. In questo caso effettuando semplici calcoli, si ottiene che la penalità può oscillare per l’Italia da un minimo di 11.904 euro a un massimo di 714.240 euro al giorno!
Il calcolo totale delle sanzioni ad oggi esistenti a carico dell’Italia è davvero difficile, anche perché non risultano, a quanto pare, dichiarazioni ufficiali né notizie di stampa approfondite.
Comunque, se consideriamo che ad oggi risultano 10 procedimenti di messe in mora per mancata attuazione da parte dell’Italia di altrettante sentenze in primo grado della Corte di Giustizia, possiamo calcolare che ciò corrisponde – solo di sanzioni correlate ai ricorsi della Commissione – ad un ammontare minimo di 99.2 milioni di euro. Si badi bene: sono soldi che l’Italia paga a prescindere dall’esito del ricorso. A questi aggiungete le sanzioni giornaliere e le penalità di mora nel caso di persistenza dell’inadempimento (fino a 714.000 euro/giorno) e potete farvi un’idea di massima su quanto ci costi l’incapacità delle nostre istituzioni di rispettare le norme europee.
Saremo forse, come dicono, il popolo più “europeista” del continente, ma di certo abbiamo le Istituzioni più negligenti!

Sicuramente c’è la necessità di un approfondimento maggiore, giusto per capire se stiamo buttando via soldi pubblici per pagare inadempienze e infrazioni che potremmo evitare con un minimo di attenzione in più. Capisco che sia difficile trovare nuove risorse, ma almeno cerchiamo di non spendere in sanzioni evitabili quel poco che abbiamo! Una rinfrescata al diritto comunitario, che credo Monti conosca bene, potrebbe aiutare.


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