Il futuro è nei giovani e nella loro conoscenza. Un ritornello banale, ma ripetuto ossessivamente, in parte anche per giustificare lo smantellamento di alcuni “privilegi” generazionali (come le pensioni) che aumentavano la disparità tra i giovani e i “diversamente” giovani.
Ma alle parole poche volte sono seguiti i fatti. La disoccupazione giovanile sta ancora aumentando: un giovane su tre è senza lavoro. E la “conoscenza” non sta molto meglio, imbrigliata tra tagli e inefficienze croniche.
In attesa di esaminare come il governo cercherà di dare seguito al ritornello, pensavamo che rispetto alla gestione precedente almeno non ci sarebbero stati peggioramenti. Ma con il maxiemendamento approvato al senato il 4 Aprile, il provvedimento “recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie” introduce la tassazione IRPEF sulle borse di studio superiori a 11500 Euro.
Si tratta in particolare delle borse per studenti iscritti ai corsi di dottorato, degli assegni di ricerca, degli specializzandi in medicina. Studenti che con grande sacrificio hanno preferito restare in Italia nonostante la pressione di molti che, anche internamente all’università, insistevano sulla necessità di una fuga all’estero.
In un contesto difficile come quello della ricerca italiana, dalla forte tinta chiaroscura, dove illuminanti ricerche si sovrappongono a oscuri meccanismi di premiazione del merito, si dovrebbe premiare chi decide di investire sulla conoscenza, assicurandosi un futuro di incertezza e di privazioni. Tassare le borse di studio rende già difficile un precario equilibrio. Chi si è trasferito in una città universitaria per continuare il percorso accademico deve far fronte a cifre spropositate per l’affitto di una piccola camera, costringendo molte volte il ricercatore a trovare forme di finanziamento aggiuntivo, che sottrae tempo al valore della ricerca, contribuendo a offrire un’offerta qualitativa complessiva più bassa. Inoltre in una fase poco attrattiva del panorama universitario italiano, un ulteriore ribasso delle borse di studio aumenterebbe gli ostacoli e le difficoltà per i ricercatori stranieri, la colla per migliorare il sistema accademico globale.
Mi trovo quindi d’accordo con l’appello fatto dai GD regionali, per sostenere chi, tra sacrifici e vessazioni, cerca di produrre importanti risultati per il futuro, essendo la ricerca un esempio di pura democrazia: il lavoro di pochi finalizzato al benessere e al progresso di tutti.
Introdurre una tassa sulle somme elargite dallo Stato per incentivare lo studio e la ricerca è la prova di quanto un Paese stia smarrendo sia la visione del proprio futuro sia la capacità di premiare i propri talenti.
Per questo chiediamo agli esponenti del Partito Democratico, in occasione del passaggio del testo alla Camera, di correggere l’emendamento restituendo dignità a chi con passione e sacrifici intende dare il proprio contributo, attraverso l’attività di ricerca, al futuro del nostro Paese.
I giovani e la formazione non possono essere strumento di cassa, ma volano di sviluppo e costruttori di futuro.
Consapevoli del difficile momento che il nostro paese sta attraversando, e della negativa congiuntura economica mondiale, non chiediamo corporativamente dei privilegi, ma che almeno siano tutelate quelle figure deboli che sorreggono in gran parte il sistema universitario italiano, spesso in condizioni di frustrazione.
Lascia un commento