L’immancabile sondaggio del martedì di Ballarò rileva, oltre alla caduta di PDL e Lega, una crescita sempre più netta del Movimento 5 Stelle. Questo ha preoccupato molto i partiti che hanno accusato di “antipolitica” Grillo e i suoi seguaci. Eppure non mi sento di condividere questa affermazione. Antipolitica significa disinteresse nella gestione pubblica, indifferenza di fronte a qualsiasi scelta politica, rassegnazione di fronte al sistema attuale, freddezza nelle dichiarazioni dei leader di partito, apatia elettorale, menefreghismo dell’interesse comune. L’ascesa esponenziale del Movimento 5 Stelle è dovuto semmai al suo “antipartitismo”, che trae “succosa linfa” dagli scandali degli ultimi mesi. Il suo essere sempre e comunque contro gli attuali partiti, sfuggendo a ogni “collusione” in alleanze o coalizioni evidentemente è stata la mossa politica più azzeccata degli ultimi anni, che ora sta dando i suoi frutti. Diciamo più un demerito degli altri, che una vittoria di Grillo. E non si può parlare di antipolitica anche perché un programma il Movimento ce l’ha, e alcuni punti sono straordinariamente attuali, che solo la miopia degli altri partiti non riesce a vedere: attenzione alle libertà del web, al consumo di suolo, alla partecipazione, agli sprechi, alla trasparenza.
C’è da dire che anche il M5S ha molti problemi al suo interno, con una ridicola politica economica, una frammentazione di voci e una devozione quasi sacrale verso Grillo. Ma non solo “rubano” i voti ai partiti, gli stanno togliendo proprio le persone che servono a “riaccenderli”: i giovani, stimolati e propositivi, che sentono di poter davvero contare, di costruire qualcosa di nuovo, di trovare interesse nella politica. Eccola la materia prima che si sta drammaticamente esaurendo, con uno stillicidio che sembra non avere freno.
E per riprenderceli non dobbiamo accusarli di “antipolitica”. Basterebbe soffiargli via alcuni temi, quelli più importanti, prenderne la paternità politica e soprattutto attuarli, visto che i partiti hanno la responsabilità di governare in tutti gli enti locali italiani, dal più piccolo comune fino all’intera nazione.
Come dice Barbara Spinelli su Repubblica:
“La politica è oggi invisa, ma a lei spetta ricominciare la Storia. I movimenti antipolitici [io direi antipartitici ndr] denunciano una malattia che senz’altro corrode dal di dentro la democrazia, ma non hanno la forza e neanche il desiderio di governare. Chi voglia governare non può che rinobilitarla, la politica.
Se questo non avviene, se i partiti si limitano a denunciare l’antipolitica, avranno mancato per indolenza e autoconservazione l’appuntamento con la verità. Non avranno compreso in tempo l’essenziale: sono le loro malattie a suscitare i pifferai-taumaturghi (l’ultimo è stato Berlusconi)”
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