E’ scattata da ieri e durerà fino al 30 Agosto l’ordinanza del prefetto contro l’abuso di alcool, che ricalca quella di Firenze emanata pochi giorni prima. A causa di una mancata chiarezza nello spiegare bene il provvedimento in molti hanno pensato che fosse vietata la vendita di alcolici dopo le 22, facendoci piombare in un’atmosfera noir della Chicago degli anni ’20, quando il proibizionismo tentava inutilmente di fermare i fiumi di alcool. Invece questa ordinanza è simile a quella del 2008, costringendo i venditori a versare ogni bevuta, anche non alcolica, in contenitori di plastica per ridurre (e qui cito il testo) “l’incidenza del fenomeno dell’abuso di bevande alcoliche nonché il numero delle risse e del ricorso all’uso di bottiglie quali strumenti di offesa nelle ore serali e notturne”.
Compare anche lo strano “uso personale” ovvero “il divieto di detenere, in luogo pubblico, salvo il possesso finalizzato alla vendita autorizzata, confezioni di bevande alcoliche che, per la quantità posseduta, risultino non esclusivamente destinabili al normale uso personale in Piazza dei Cavalieri, Piazza della Stazione e Piazza Vittorio Emanuele”. Questo per scongiurare l’attività di vendita da parte di ambulanti che vengono in centro con i secchi pieni di birre da vendere.
In sostanza un’ordinanza che non cambia le abitudini della “movida pisana”, ma che cerca di arginare il fenomeno del degrado e della vendita clandestina. Evidentemente il prefetto, considerate le forze a disposizione in questo momento, si è accorto che non poteva fare di più e che era, giustamente, inefficace e impossibile essere più stringenti. Rimangono però ancora aperte molte questioni spinose: i “bagni” a cielo aperto, l’eterno conflitto tra residenti e giovani (e non), alcune zone di spaccio. Ma è impossibile pensare che possa essere il Comune da solo ad arginare tutti i problemi. Solamente se ci si ferma un secondo con le rivendicazioni, gli interessi, le urla e cominciamo a ragionarne tutti insieme, come deve fare una comunità unita, lentamente, potremmo realmente cominciare a risolvere un problema alla volta.
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